domenica 14 febbraio 2016

Ultime notizie sulla vasche di laminazione a Senago

I Comitati 
NO Vasche e tutela del territorio
Senago sostenibile 
informano i cittadini sugli ultimi importanti sviluppi 
nella battaglia contro le vasche di laminazione


  • Il giorno 16 dicembre 2015 si e’ svolta l’udienza a Roma davanti al Tribunale Superiore delle Acque. 
  • I giudici hanno recepito la documentazione delle parti ed hanno rinviato la discussione al 3 febbraio 2016. 
  • All’udienza del 3 febbraio non si sono presentati Regione Lombardia e Comune di Milano. Erano presenti i rappresentanti del Comune di Senago e di AIPO. 
  • Quest’ultimo non ha presentato memorie conclusive, che invece sono state presentate dal Comune di Senago.
  • Dopo di che i giudici hanno chiuso la seduta rinviando la decisione a data da fissare.
  • La Corte dei Conti non ha fatto sapere nulla circa gli esposti del Comune di Senago e dei Comitati. Neanche il Comune di Bollate ha avuto comunicazione alcuna circa il suo ricorso al TAR.
  • La sensazione che si ha e’ che per AIPO non stia andando proprio liscio come speravano anche se, cercando di forzare la mano, hanno affidato i lavori, con efficacia sospesa, ad una associazione temporanea di imprese (ATI) della provincia di Bergamo.
  • Siamo del parere che i giochi non siano chiusi, anche perche’ come ultima analisi e’ possibile un ricorso alla Corte Europea. 
  • Per dare maggior forza all'azione di protesta chiediamo la convocazione da parte del Sindaco di un Forum per meglio illustrare la situazione e sentire il parere dei cittadini.

Senago, 14 febbraio 2016

I RISCHI DELLE VASCHE DI LAMINAZIONE A SENAGO. intervista a Giovanni Cortese del Comitato No Vasche e Tutela del Territorio

Era il 2010 quando il problema delle vasche di laminazione divenne di pubblico dominio in seguito ad una richiesta ufficiale della Regione Lombardia che chiedeva all'Amministrazione Comunale di manifestare la propria disponibilità ad aderire ad un protocollo d'intesa per la condivisione e l'attuazione di una vasca di laminazione a Senago. I cittadini senaghesi si trovarono così ad affrontare un progetto che impattava in maniera determinante sul territorio e sulla qualità della vita. In realtà il progetto vasche (per contenere le esondazioni su Milano) era già stato prospettato in anni precedenti. Nel 2006 con l'approvazione del Piano Cave la regione Lombardia prevedeva una vasca di laminazione nella cava di via Brodolini. Tra il 2008/2009 sempre Regione Lombardia (con altri attori istituzionali) firmava un ”Accordo di programma per la salvaguardia idraulica e la riqualificazione dei corsi d'acqua dell'area metropolitana milanese” seguito da un “Atto integrativo” che specificava le opere da realizzare tra cui una vasca a Senago. Tale accordo fu preceduto (aprile 2009) da una Conferenza dei Servizi alla presenza dell'allora Amministrazione Comunale.
Ma fu solo il 15 luglio del 2010 che il Consiglio Comunale di Senago approvò un maniera bipartisan una mozione contro la realizzazione delle vasche.
Sarebbe lungo e forse tedioso raccontare i vari rimpalli di responsabilità tra le Amministrazioni succedutesi in questi anni. Dal punto di vista dei cittadini vi è l'amara constatazione che prosegue un metodo “italico” in cui si coniugano scarse informazioni ai cittadini, balletti di responsabilità tra enti istituzionali e prese di posizioni politiche che tengono più conto del consenso che della soluzione del problema. Nello specifico delle vasche a Senago, tenendo presente la cronologia degli atti istituzionali che abbiamo raccontato, forse c'è stata anche un pò di sottovalutazione iniziale del problema. Lo chiediamo a Giovanni Cortese del comitato NoVasche e Tutela del Territorio, uno dei comitati cittadini che sono tuttora impegnati contro la realizzazione delle vasche.

Cortese, c’è stata o no una sottovalutazione iniziale della questione…. 
A parer mio c’è stata una superficialità enorme e non è stato preso in considerazione l’alto rischio per i cittadini. Si sarebbe dovuto pensare e proporre nelle sedi opportune soluzioni alternative e per queste battersi.
Si è lasciato trascorrere il tempo senza porre in essere ogni azione volta a tutelare il territorio. Si è nascosta la testa nella sabbia. 

Eppure quando emerse il problema vasche, la cittadinanza senaghese sembrò reagire immediatamente… 
La cittadinanza senaghese è stata tenuta all’oscuro di tutto fino a quando eventi particolari non hanno portato alla luce la situazione che nel frattempo si era, diciamo, incancrenita. Occorreva al riguardo un referendum. 
L’evento particolare è successo quando due assessori si sono rifiutati di votare l’inserimento delle vasche di laminazione nel PGT (Piano di Governo del Territorio) e per questo cacciati durante la seduta del Consiglio Comunale del 17.12.2013. In quel passaggio si è prodotta una frattura tra coloro che, al di là dei deliberati consiliari contrari alle vasche , si erano in realtà spesi per approvare questo tipo di PGT e la necessità di una parte di cittadini di non rassegnarsi alla deturpazione del proprio territori e al rischio per la salute. 

Quando è nato il Comitato “No Vasche e Tutela del Territorio”? 
In seguito a questi eventi, a inizio 2014 , molti hanno ritenuto opportuno costituire un Comitato per smuovere le acque ed iniziare una battaglia a tutela dei Senaghesi e per le generazioni future. In 15 giorni sono state raccolte oltre 1.600 firme. Se non si fosse mosso il Comitato “No Vasche” la questione sarebbe filata liscia. Non a caso personaggi della Regione e del Senato hanno rilevato questo cambiamento della situazione nei confronti delle vasche di Senago. Io ed il dott. Borghi siamo stati inseriti dal Sindaco nel Gruppo di Lavoro Comunale, mentre il referente del Comitato “Senago Sostenibile” lo era già, e cerchiamo di portare avanti il netto rifiuto alla citate vasche. 

Quindi l’Amministrazione Comunale ha creato un Gruppo di Lavoro? 
L’Amministrazione, anche per capire la reale situazione, ha creato il Gruppo di Lavoro con provvedimento del Sindaco (n. 2 del 21.02.2013) perché bisognava, gioco forza, cercare di uscire dal “cul de sac” nel quale eravamo finiti come Comune di Senago. 
Il Comitato ha cominciato con informare e sensibilizzare i cittadini. Inoltre con l’aiuto del dott. Giuseppe Viscomi , un cittadino che abita in adiacenza al terreno individuato per la realizzazione delle vasche, sono state elaborate alcune soluzioni idrauliche alternative a quelle proposte da Regione Lombardia tramite AIPO. Abbiamo spinto con forza ed in tutte le sedi possibili perché venissero prese in considerazione aprendo un confronto tra Istituzioni e cittadini. 

Con quali risultati? 
Dopo la creazione del Gruppo di Lavoro, e sulla sua spinta, l’Amministrazione Comunale, valutando più attentamente la situazione, ha cercato di applicare i deliberati del Consiglio Comunale contrari alle vasche. 
Sono state attivate quindi alcune azioni. I Comitati hanno fatto un esposto alla Corte dei Conti, cosa fatta pure dall’Amministrazione Comunale, per una verifica di eventuale danni erariali. Siamo ancora in attesa di notizie al riguardo, peraltro sollecitate. L’Amministrazione Comunale, dopo una decisione assunta nel Gruppo di Lavoro, ha inoltrato ricorso al Tribunale Superiore delle Acque di Roma. Per dicembre è stata fissata la prima udienza. 

Mi tolga una curiosità Cortese. Come mai si è piantumato nell’area prevista per le vasche? Oltre il danno la beffa. Il proprietario dei terreni (un privato) ha fatto domanda alla Regione per poter utilizzare i fondi europei per piantumare 18.000 piante. La Regione sapeva che quel terreno era stato individuato per le vasche, avendolo inserito nel Piano del Territorio Regionale, eppure ha accordato il finanziamento, tramite la Provincia di Milano. E’ l’assurdo nell’assurdo. Questo poi potrebbe portare ad un aumento del prezzo di esproprio. Come ho già detto sono in itinere due ricorsi alla Corte dei Conti. 

Una delle ragioni più importanti di contrasto alle vasche è sicuramente l’inquinamento delle acque del Seveso….. 
Certamente. Le acque del Seveso contengono di tutto (metalli pesanti-sostanze cancerogene e tossiche e molto di più), come rilevato da ARPA Milano Il progetto prevede di non inviare al Ticino acque del Seveso perché altamente inquinate, ma se ne prevede lo stoccaggio e decantazione su un terreno a diretto contatto con la cittadinanza di Senago!!! La pericolosità della decantazione di acque così inquinate, sottolineata da più parti (cittadini- Comitati-Amministrazione Comunale-opinione pubblica-giornali-ecc.) è ormai acclarata, senza ombra di dubbio. Nel ricorso al Tribunale Superiore delle Acque tale situazione è stata ampiamente sostenuta ed esplicitata. Ricorso predisposto dalla società incaricata al riguardo, specializzata sull’argomento. 

Quali sono gli altri punti che contestate? 
Il progetto prevede la realizzazione di 5 vasche e solo a progetto compiuto è possibile risolvere il problema esondazioni a Milano. Le suddette vasche sono previste a Lentate sul Seveso, Varedo, Paderno Dugnano, Senago ed una, piccola, al Parco Nord per un totale di 4.400.000 mc. di acqua, su un totale di picco di circa 6.600.000 mc. 
La differenza 2.2000.000 mc. si prevede di trattarla con le aree di esondazione a monte. Le vasche di Senago, per una capienza di 810.000 mc. non risolvono il problema a Milano, eppure vengono rappresentate come prioritarie. Inoltre poste a 4,5 km dal punto di presa (Palazzolo) risultano poco efficaci rispetto a quelle realizzate sull’asta del Seveso, come rappresentato dal dott. Viscomi, dalla Facoltà di Ingegneria Idraulica di Pavia e dalla stessa AIPO. 
Inoltre per la loro realizzazione si dovranno scavare circa 1.500.000 mc. di terreno con un via vai di camion impressionante. Ma il rischio più grande è rappresentato dal possibile inquinamento della falda freatica che fornisce l’acqua potabile e dalla dispersione nell’aria di sostanze altamente pericolose. 
Per l’inquinamento della falda basta porre in evidenza che, con il continuo innalzamento della sua quota, ormai è poco al di sotto della quota del fondo vasche ( + 150,5 slm per la falda e + 149 slm per il fondo vasche). Ma la quota di imposta del materassino bentonitico, che dovrebbe garantire l’impermeabilità delle vasche, è ancora più bassa (intorno a + 147/148 slm). Inoltre non vi è garanzia di tenuta di detto materassino, specialmente all’atto degli interventi di gestione fanghi oltre che a possibili fessurazioni. Ovviamente non è ispezionabile. 
Per l’inquinamento aereo il rischio è altrettanto elevato, perché stazioneranno nelle vasche sostanze pericolosissime che dovranno essere manipolate al raggiungimento dello spessore di 5 cm. ed asportate a 30 cm. di spessore. 

In conclusione cosa si sente di dire ai cittadini senaghesi? 
Ai cittadini voglio dire, come ho già fatto in occasione dei vari forum al riguardo, che la salvaguardia del territorio è determinata solo dalla mobilitazione senza se e senza ma dei cittadini di Senago. Peraltro la mobilitazione ha dato i suoi frutti a Milano al Parco Solari, all’expo con le vie d’acqua, al deposito di scorie di Scanzano, alla discarica di Terzigno per citarne alcune. 
Abbiamo bisogno dell’impegno di tutti, siamo ancora in tempo ad impedire lo scempio del nostro territorio. Pensiamo anche in grande, alla Corte Europea ad esempio, qualora ve ne fosse bisogno.

(articolo apparso su "Dialoghi" circolo Acli Senago - dicembre 2015)